QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO
di Luigi Pirandello

UNA VITA IN TEATRO di Sebastiano Lo Monaco

Con un po' di trepidazione, ma anche con gioia mi accosto ai miei 20 anni di palcoscenico: i risultati mi spingono a continuare, risultati artistici, ma anche umani, che hanno fatto nascere in me alcune considerazioni sia sulla funzione del teatro, sia sui maestri. Pur vivendo a Roma, sono nato in una ridente cittadina siciliana dove spesso ritorno e dove ho avuto modo di incontrare dei giovani che addirittura si vantano di avere amicizie alte nel mondo malavitoso, giovani che, a vederli, non sembrano delinquenti, ma che aspirano ad esserlo, perché la loro acculturazione ed i loro modelli non sono certo di qualità. Ad alcuni di loro ho parlato di teatro, facendo capire che il mondo dell'arte, in genere, potrebbe salvarli da strane tentazioni. Ho riflettuto sulla piccolissima spesa che lo stato stanzia per il teatro, un vero e proprio granello di sabbia, ed ho provato una sorta di indignazione per tutti coloro che considerano la cultura l'ultima ruota, senza pensare che, grazie ad essa, molti giovani potrebbero essere salvati, vaccinati da "contagi" illeciti.

Veniamo alla seconda considerazione: i maestri. Ho avuto la fortuna di incontrare registi come Costa, Missiroli, Bolognini, Guicciardini, Patroni-Griffi, al quale debbo il primo personaggio di co-protagonista, nella Locandiera con Adriana Asti, da cui ho imparato il gusto del gioco e del divertimento. Altre attrici, altri attori hanno contribuito alla mia formazione: la Guarneri col suo senso della disciplina che rasenta il misticismo; la Borboni che mi ha insegnato l'arte del coraggio; la Valli, ovvero il mito del cinema e del teatro italiano; Salerno, con la sua meticolosità; Randone, con la sua grandezza; Bonacelli con la sua pigrizia, ma anche con la sua bravura; Durano, l'ultimo dei grandi brillanti, per il quale, sembra, che Pirandello abbia scritto il suo Sampognetta.

Con questa gente come si fa a non amare il teatro'?

A dire il vero l'ho amato sin dalla fanciullezza, durante gli anni del liceo, però non avevo previsto dì vivere esclusivamente per il teatro e di teatro, fino a trasformarlo in un mio "ghetto" immaginario. Ma anche il ghetto ha la sua bellezza, in questo ghetto ho formato una mia Compagnia, portando in scena Hystrio di Luzi, Tartufo di Molière, ma vi ho portato il mio conterraneo che ho sempre letto e recitato fin da bambino, del quale ho scelto il Berretto a sonagli, il cui successo mi ha spronato a continuare con Così è, se vi pare, e con Questa sera si recita a soggetto.

Cosa ho trovato in Pirandello? Quel teatro della tensione, della pulsione spirituale e dell'indagine intorno all'anima in cui credo e che vorrei sempre tenere a base delle mie scelte. La tensione esiste là dove c'è vita, c'è poesia, e c'è anche un po' di follia. Quando scelsi Hystrio di Luzi, m'innamorai del suo "attore folle", anzi debbo confessare che fu proprio quel personaggio ad esaltarmi e a farmi venire la voglia di confrontarmi con ruoli da protagonista. In quella occasione, fui anche scelto da Strehler che volle lo spettacolo a Milano, al Teatro Lirico.

Oggi vivo una specie di euforia, per non dire follia; girare con una compagnia di 30 persone tra attori e tecnici, può farlo solo un grande Stabile, io nel mio piccolo, ho scelto l'avventura, quella di un teatro come riscatto, come affrancamento, come luogo in cui una comunità può trovare spazio per abbattere le tentazioni pericolose presenti nei luoghi dove la poesia è assente.


Questa Sera Si Recita A Soggetto
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